La precisione terminologica spesso aiuta anche a definire meglio le cose, compresi i nostri atteggiamenti o comportamenti (donde la giustificazione per il seguente metamessaggio).
La differenza tra web journal* e web log**, di cui ho letto da qualche parte in rete, mi ha portato a riflettere ancora una volta sulle modalità espressive.
* web journal corrisponderebbe a "diario pubblico" (di fatto una contraddizione in termini)
** web log, invece, sarebbe traducibile in "registro di navigazione" (telematica)
Ora, io chiamo abitualmente questo sito "blog" (l'abbreviazione di "web log"), ma in effetti è nato più come diario, o raccolta di "pensierini", che come indicazione di siti da visitare.
In seguito ho cercato di ricordarmi del mezzo di comunicazione che stavo utilizzando, ripromettendomi di introdurre un collegamento in ogni intervento (un link in ogni post, come si direbbe in italiano).
Ieri però, proprio mentre mi riguardavo gli ultimissimi inserimenti, sintetici e tipicamente "da web-log", ho ricevuto un messaggio il cui autore si complimentava per il mio "blog appassionato e sincero" (grazie!). E certe volte le parole sentite da fuori trovano modo di risuonare in noi più impetuosamente dei nostri altalenanti pensieri...
Collegando il presente al passato remoto (modalità temporali, nient'altro che categorie della mente), ricordo quanto mi disse la sorella di un amico durante i primi anni della mia lunga adolescenza: “Tu sei estroverso con gli altri, ma introverso con te stesso”.
Nel tempo ho constatato che questo rischia di ripercuotersi nella scrittura, quando tende a sviare nella superficialità o a chiudersi nell'ermetismo, con l’involuzione che la fa da padrona.
Sebbene sia convinto che ciascuno scriva (viva) soprattutto per sé, ritengo indispensabile superare l'impasse e rendere comunicazione diretta ciò che altrimenti sarebbe mero sfogo autoterapeutico.
Ciò detto, continuerò a seguire l'istinto per decidere il da farsi e cosa scrivere, conscio del fatto che "le parole trovano da sole i destinatari se le lasciamo fluire non orchestrandole troppo".
Ecco, ora che siete vaccinati, potete farvi un giro di letture in questo "periodico di (dis)informazione a cura della redazione di talkinaboutinvolution":
Nei giorni scorsi, tra le altre cose, ho smanettato un po' per Letture e riletture.
Volevo mettere a disposizione un indice facile da gestire, onde evitare che la pigrizia ne facesse poi ritardare gli aggiornamenti. Alla fine, la questione è stata risolta grazie a blogrolling, ma solo dopo varie elucubrazioni ed esplorazioni alla ricerca di script o altri strumenti potenzialmente utili ho scoperto che su uno stesso blog è possibile avere diversi elenchi di link ("roll") indipendenti tra loro. E grazie a questo uovo di Colombo virtuale ho potuto procedere alla creazione di un indice delle segnalazioni pervenute, analogamente a come hanno fatto su liberilibri, senza dover rinunciare a gestire i collegamenti ipertestuali (sì vabbe': i link) in modo agevolato.
Nel libro che sto leggendo (Foreign Affairs di Alison Lurie, Cuori in trasferta nella traduzione in italiano di Stefania Bertola) a un certo punto si fa riferimento a un argomento che continua a essere scottante per il comune sentire: il sesso tra le persone di una certa età.
"Nei libri, nelle opere teatrali, nei film e nelle pubblicità sono solo i giovani e belli che fanno l'amore. Che in realtà lo facciano anche i vecchi e brutti, e spesso appassionatamente, è un segreto ben custodito."
E con parole che mi ricordano un concetto espresso qualche anno fa da Andres Serrano commentando la sua fotografia Budapest, The Lake in occasione di una conferenza che ebbi l'onore di tradurre, dice che questo tabù "può riflettere il disgusto che molti provano all'idea dei propri genitori come amanti."
Aggiungerei che tale pregiudizio richiama un atteggiamento più generale, connesso con l'adozione spesso inconsapevole di modelli di sessualità desunti soprattutto in età puberale essenzialmente da materiale porno anziché dalla realtà. Solo in seguito, grazie al differenziarsi delle esperienze, si giunge con fatica a correggere una percezione distorta e a riaffermare la poliedrica verità, che una volta assimilata nelle sue molteplici manifestazioni permetterà a ciascuno di gustare le gioie del sesso assecondando il proprio desiderio anziché paradigmi indotti.
Mi dicono che l' inizio del campionato di calcio è stato spostato al 15 settembre e che alcuni dirigenti hanno proposto di chiedere al governo lo stato di crisi.
A quei dirigenti darei il compito (come alle elementari) di andarsi a rivedere un film che è stato trasmesso ieri in tarda serata su una TV locale: La classe operaia va in paradiso (1971) con Gian Maria Volonté. Amaro, grottesco, duro, anche divertente, con un linguaggio capolavoro dipinge senza mistificazioni né idealizzazioni una situazione che ancora oggi non risulta superata.
Secondo quanto si legge nel libro La polvere del Messico di Pino Cacucci, circa cinquemila anni fa i Maya nei calcoli astronomici avevano raggiunto una precisione che è stata superata solo nel XX secolo. Tra i numerosi misteri che la circondano, non si riesce a capire come questa civiltà tanto evoluta si sia potuta estinguere ancora prima dell'arrivo dei conquistadores. Rimane impresso un particolare inquietante: avevano previsto la fine dell'universo per il 24 dicembre 2011.
Che sia giunto il momento di chiedere uno stratosferico prestito promettendo di ripagarlo tra una quindicina d'anni?
E così, se devo pensare al "mio" disco, dico If I Could Only Remember My Name (1971) di David Crosby, alla cui magia dà manforte tutto il meglio della West Coast dell'epoca (CSN&Y, Jefferson Airplane, Grateful Dead e via dicendo).
Il film? Toto le héros, un eroe di fine millennio (1991) di Jaco Van Dormael, che in modo dilettevole profonde con grande sensibilità artistica e sapienti intrecci cronologici molti degli ingredienti che si possono trovare in una vita.
Quanto al libro, dal cilindro esce The Water-Method Man (1972) di John Irving, divertentissimo quanto interessante, con i numerosi piani narrativi e gli scarti temporali ad arricchire la piacevole lettura e l'ancor più gradita rilettura (in italiano uscì nel 1989 tradotto da Pier Francesco Paolini, con l'azzeccato titolo La cura dell'acqua pura).
Oggi perfino questa città respira, riempiendosi di un azzurro che apre il cuore. Alla finestra mi lascio accarezzare la pelle dalla brezza che muove le foglie e il loro soffio verso di me, gli occhi trovano tregua spaziando fino alle nuvole schierate sull'arco alpino, l'anima ride contenta dello spettacolo vitale e io della possibilità di comunicarlo.
Ho appena aperto un sito, sempre sotto forma di blog, pensato come spazio per chi dopo ogni lettura desidera condividere le proprie impressioni o le proprie emozioni.
Se volete dare un'occhiata e magari contribuire, basta un clic.
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L'ammore avess' 'a essere
'na cosa fatta 'e zucchero,
'na cosa doce e semplice
tutta sincerità.
Duje piette ca suspirano,
ddoje vocche ca se vasano,
duje core ca se fonneno
fino all'eternità.
Bello, vero?
È una poesia scritta da Antonio De Curtis, in arte Totò.